La ricerca sull’omeopatia è di qualità sufficiente per essere considerata affidabile?
La qualità della ricerca omeopatica è paragonabile a quella della ricerca medica convenzionale.
Un solo studio ha comparato la qualità della ricerca in omeopatia con quella in medicina convenzionale. Complessivamente, gli studi sull’omeopatia sono stati considerati di migliore qualità rispetto agli studi della medicina convenzionale ai quali venivano comparati.1
I ricercatori hanno confrontato 110 studi in omeopatia con 110 studi in medicina convenzionale: 21 studi in omeopatia e 9 studi in medicina convenzionale sono stati valutati di “migliore qualità” (19% degli studi in omeopatia e 8% degli studi in medicina convenzionale).
Inoltre, nel 2016 uno studio meticoloso pubblicato sulla prestigiosa rivista Systematic Reviews ha scoperto che solo il 6% degli studi clinici randomizzati (Randomised Clinical Trials, RCT) di medicina tradizionale è di alta qualità.2
La qualità degli studi clinici viene comunemente determinata misurando il “rischio di bias” (Risk of Bias, ROB), ovvero la probabilità che lo studio sia stato progettato con delle caratteristiche o che sia stato realizzato in un modo che ne alteri i risultati. Il rischio di bias viene valutato comparando lo studio con una checklist ideale. Basso rischio di bias = alta qualità; rischio di bias moderato = qualità media e alto rischio di bias = scarsa qualità. Analizzando un campione con 100 revisioni Cochrane di medicina convenzionale si è scoperto che solo il 6% degli studi clinici randomizzati inclusi era stato classificato con un basso rischio di bias.
Nonostante questi studi siano importanti in quanto ci ricordano che l’aumento degli standard della ricerca in biomedicina costituisce una problematica continua, qualsivoglia pretesa che la ricerca omeopatica sia di scarsa qualità rispetto alla medicina convenzionale risulta infondata.